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martedì 28 giugno 2011

Precari. Un mondo senza sogni.

Sapete odio restare ad aspettare un qualcosa che non arriverà -forse- mai e vedere il talento chiuso nelle mai delle persone perdersi e infrangersi assieme ai loro sogni contro il silenzioso muro della disoccupazione. Noi siamo la generazione dei precari. Non piacciamo a nessuno. Ci danno dei bamboccioni, dei somari e infine ci dicono che siamo la rovina dell'Italia. Grazie sanguisughe impettite! Davanti a noi ci sono due prospettive: una secondo me non è percorribile, l'altra per molti di noi è dolorosa. La prima riguarda il decidere dopo la laurea di restare in italia, (se si appartiene ad un paese piccolo come il mio capirete bene che le possibilità di trovare un lavoro sarà dello 0,001%)arrangiandosi a fare un lavoro qualsiasi pur di non ritrovarsi a 30 ancora a dover chiedere i soldi a mamma e papà; nella seconda ipotesi siamo invitati, per così dire, a lasciare la nostra terra, ad emigrare sperando in un futuro migliore. Questa è la scelta di molti medici, ingenieri e cervelli utili a far crescere la nostra terra. A questa condizione sono costretti per poter svolgere la professione per la quale hanno studiato anni spendendo anche molti soldi. E poi c'è la categoria degli artisti. Sfigati pieni di talento costretti a soffocare la propria natura chiusi dentro dei call-centre oppure in qualche supermercato. Sia ben chiaro sono tutti lavori dignitosi, ma assassini dei sogni. Di questi ne conosco molti, scrittori, musicisti, attori e disegnatori. A noi dedico le mie parole piene non di rabbia ma di paura e sconforto. Siamo una generazione nell'oblio del nulla che teme di diventar grande perchè i politici e no solo loro si sono mangiati i nostri sogni. E si sà senza nè sogni nè mete da raggiungere non c'è voglia di lottare.

1 commento:

  1. Hai già detto tutto tu... Per non parlare dell'ansia che accompagna giornate vuote e sogni che non si possono realizzare per mancanza di...concreta realtà.

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